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2013/06/25

60 e non per tutti

Quando su Facebook un amico compie gli anni, in genere gli "propino" la storiella della Terra che ha completato il giro attorno al sole. Parafrasando, quel giro diventa il cammino da noi percorso intorno alla nostra stella. Colei che ci da vita. Il nostro viaggio ogni anno ha un inizio e un termine, un attimo di sosta e si riparte per il viaggio successivo che altro non è che la ripetizione del precedente che sarà comunque uguale a quelli che verranno. Tutti uguali, tutti attorno al Sole, l'unica vera certezza nelle nostre vite, simili ma non uguali, percorriamo lo stesso virtuale cammino attorno al sole per ritrovarci tutti assieme un anno piu' vecchi.
È il destino dell'umanità, mio, tuo, nostro, vostro.

Eccomi qui. Ho 60 anni ma non mi sento vecchio, amo la vita e quello che riesce a darmi, mi piace la l’aria, l’acqua, il cielo e le nuvole, le verdi distese e quelle imbiancate di neve, una bella nuotata in piscina, lunghe passeggiate. Un figlio ringiovanisce, d'un colpo mi toglie dieci anni all'anagrafe. Mi sento giovane dentro e fuori. E poco importa che, proprio oggi ho dovuto sottopormi a un doloroso intervento dentale, oggi rimane un giorno speciale da dividere con chi mi vuole bene: la mia famiglia e gli amici più cari.

Buon compleanno Sergio, cento di questi giorni.

2013/06/07

Cent'anni

Io e mio padre, 57 anni fa, avevo 3 anni appena compiuti 
Eccoci qui, sono trascorsi cento anni. C-E-N-T-O anni, un numero infinito, difficile anche da pensare e considerare. Anche se oggi la gente arriva abbastanza facilmente a cento anni, non che siano tutti di questa venereanda età ma centenari se ne incontrano tutti i giorni, ovunque noi viviamo.
Cent'anni come il libro del mio scrittore preferito Gabriel Garcia Marquez.
Era il 7 giugno 1913, Sergio Balacco, mio nonno, si recò alla casa comunale per dichiarare la nascita del suo terzo figlio, o forse il quarto perché come raccontava spesso mio padre prima di lui era nato un altro fratello morto quasi subito, ancora prima di compiere un anno, cioè mio padre Antonio, avvenuta, presumibilmente lo stesso giorno, il condizionale è d’obbligo e non posso che romanzare questo episodio datosi che tutti i protagonisti di quella storia sono passati a miglior vita. Dicevamo che fu registrata la nascita di mio padre, frutto dell'amore coltivato da mio nonno con la consorte Gesummina Carbone detta Mina, frutto che non sarebbe stato l'ultimo, visto che dopo di lui nacquero due sorelle e questo nonostante il nonno non fosse più tanto giovane. Alla formalità burocratica della ricezione della denuncia della nascita, poiché il sindaco era assente, inattesi impegni l’avevano trattenuto altrove, provvide l'addetto all’anagrafe che non ho la benché minima idea come si chiamasse e detto fra noi non è che importi poi molto. Fatto sta che lui fu registrato, con l'assistenza dei testimoni di rito.
Mi perdo nei ricordi che non ho mai avuto o forse ho dimenticato anzitempo, magari perché nessuno ricordava con precisione quello che successe, e tralascio o cancello con un tratto di penna il numero di registrazione anche se, sono quasi certo, quando mio padre nacque non vi furono troppe registrazioni, il paese era piccolo, le famiglie per la maggior parte povere, il nonno rappresentava un’eccezione e forse uno dei pochi che le regole le rispettava. Oggi, cento anni fa, da quella casa dove vide la luce del giorno, il 7 di giugno dove essere una giornata calda, non dico afosa certamente calda e lui, mio padre vide la luce e tutto prese vita anche nei suoi occhi. Come posso immaginare mio padre un bimbo, come mio figlio quando nacque. Non so, posso solo immaginare perché i bimbi alla nascita si assomigliano tutti e lui era piccolo e indifeso proprio come suo nipote quando nacque. E in quella casa si levarono, padre mio, i tuoi vagiti. Posso solo immaginare. 

E da quel giorno sono trascorsi ben cento anni, di cui vissuti da te solo 68! La pletora di infiniti ricordi che scaturiscono dalla mia penna virtuale mi terrebbe bloccato qui a scrivere senza sosta un romanzo parlando di te. Ma io, come te, debbo assolvere al dovere di continuare a lavorare. E, sono sicuro che non te la prenderai, se non vengo davanti alla tua lapide in raccoglimento a portarti un mazzo di fiori, anche perché sarebbe un lungo viaggio visto che oggi io e la mia famiglia abitiamo molto lontano da dove abiti e abiterai tu per l’eternità, e quindi accetterai che rivolga a te, da lontano, il mio pensiero ed il mio affetto.
Ti voglio bene papà, un grande abbraccio ti giunga come se tu fossi qui a riceverlo. 
Tuo figlio Sergio.


2013/05/11

Mamma


Si dice che il tempo cancella tutti i ricordi, quelli belli e quelli meno belli. Cancella i contorni delle cose, dei volti e tutto si fonde, il tempo tinge di rosei colori l'ambiente e tutto cambia. E' passato quel tempo e ora quando parlo di te ho un dolore forte qui, al centro del petto, un legame indissolubile ci lega e legherà per sempre. Io sono qui e sono vivo, e ti penso e mi manchi, anche se siamo stati distanti negli affetti e nella vita, io sempre da qualche parte in questo piccolo pianeta e tu aspettando il ritorno di quel figlio tanto desiderato e amato. 
Non c'è nessuno che possa sostituire una madre, che possa donare amore ogni singolo momento, anche se a volte non si può essere la tua migliore amica anche se a volte i pensieri non sono gli stessi. Una madre è per sempre, lei era lì per noi, per ascoltare i guai, le nostre vanterie, le frustrazioni, per interrogare la nostra anima e aiutarci a superare le difficoltà della vita. 

Quanto tempo ho mai dedicato a mia madre quando lei aveva bisogno di me, mi chiedo se ho mai messo da parte abbastanza tempo per lei, per ascoltare i suoi problemi, i desideri, i ricordi, la sua stanchezza. Se sono stato amorevole, se le ho mostrato rispetto anche se si possono avere opinioni diverse. Una volta andata rimangono solo i bei ricordi del passato e il rimpianto di un tempo che non ritornerà mai più. La vita ha un senso diverso senza di lei accanto. E ti ricordo così mamma, con un nodo alla gola che impedisce di parlare di te, col tempo ho accettato il tuo distacco da questo mondo di vivi e quello dove tu assapori la gioia del cielo e degli angeli, avevi promesso che saresti tornata una volta, almeno nei sogni ma, si sa, i sogni si dimenticano presto e al risveglio tutto ha un altro colore e la giornata si presenta come tutte le altre.

 Questa canzone di Beniamino Gigli, la voglio dedicare alla mia mamma che ci ha lasciati sei anni fa.



Oggi è un giorno speciale, il giorno della festa della mamma.
Di mamma ce n’è una sola e io ti ricordo così.
Mi manchi tanto Mamma un enorme bacio ti raggiunga.